
Non tutti gli imprenditori possono fallire, ci sono condizioni precise per essere sottoposti a un’istanza di fallimento. Vediamo chi può fallire.
Dopo esserci occupati di accertamenti fiscali nulli, affrontiamo un altro argomento delicato: quello del fallimento. La recente crisi economica ha costretto purtroppo molte aziende a chiudere e sono molti gli imprenditori che si domandano se si trovano nella condizione di poter fallire. Ma quali sono le condizioni per essere sottoposti a istanza di fallimento? Chi può fallire? Entriamo nel dettaglio.
Chi può fallire: presupposti e requisiti
La procedura fallimentare nei confronti di un imprenditore, secondo la legge fallimentare, può essere aperta, solo se sussistono presupposti e requisiti precisi (oggettivi, soggettivi e dimensionali), riassumibili in questi cinque punti:
1. Chi può fallire: presupposto soggettivo
Secondo la legge fallimentare, il presupposto soggettivo stabilisce che a fallire possono essere le imprese private (sia ditte individuali, sia società), che esercitano un’attività commerciale, come produzione di beni e servizi, banche e assicurazioni, trasporto, intermediazione. Non possono fallire gli enti pubblici, le imprese non commerciali, i piccoli imprenditori (imprenditori agricoli), chi lavora in proprio o con membri della famiglia.
2. Chi può fallire: presupposto oggettivo
Lo stato di insolvenza è il presupposto oggettivo per dichiarare fallimento. Con insolvenza in particolare si fa riferimento all’impossibilità da parte dell’imprenditore, a soddisfare le proprie obbligazioni, siano esse di natura economica (es. pagamenti) o materiale (es. consegna di merci), o comportamenti come irreperibilità, latitanza, chiusura dei locali, trafugamento.
3. Chi può fallire: l’attivo patrimoniale
L’attivo patrimoniale è uno dei tre limiti dimensionali, la cui presenza concomitante consente all’imprenditore di evitare il fallimento. L’imprenditore per non fallire deve aver avuto, nei tre esercizi precedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento, un attivo patrimoniale annuo non superiore a trecentomila euro.
4. Chi può fallire: i ricavi lordi
Il secondo dei tre limiti dimensionali si riferisce ai ricavi lordi: l’imprenditore per non fallire deve aver realizzato nei tre anni di esercizio precedenti la data di presentazione dell’istanza di fallimento, ricavi lordi non superiori a duecentomila euro. I ricavi in oggetto sono quelli ottenuti in ogni anno e non una media dei tre anni di esercizio. Basta superare la soglia anche per un solo anno per poter essere assoggettabili al fallimento.
5. Chi può fallire: ammontare dei debiti
Il terzo limite dimensionale riguarda i debiti: l’imprenditore per non fallire deve avere debiti (anche non scaduti) per un ammontare non superiore a cinquecentomila euro, alla data della richiesta di fallimento.
Chi può fallire: in conclusione
Oltre ai due presupposti (soggettivo e oggettivo), l’imprenditore evita l’istanza di fallimento se non supera tutti questi ultimi tre requisiti, ma attenzione, l’assenza dei presupposti perché l’impresa possa essere fallita, non preclude (giustamente) il ricorso ad azioni legali da parte dei creditori per tutte le posizioni debitorie che l’imprenditore può non aver soddisfatto.
In tal caso si consiglia vivamente il ricorso alla L. 3/2012 (legge sulla composizione della crisi da sovraindebitamento) una domanda di esdebitazione al tribunale di competenza si possa rinegoziare a condizioni sostenibili il proprio monte debitorio.
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