
Il condomino “moroso” rischia di ricevere un’ingiunzione di pagamento sottoscritta dal giudice: in quali casi avviene, con quali tempi e quali alternative ha il debitore per opporsi e trovare un accordo con l’amministratore.
Vivere in un appartamento all’interno di uno stabile gestito da un’amministrazione condominiale comporta diversi diritti e obblighi, tra cui il pagamento regolare delle spese stabilite sia ordinarie sia straordinarie. Può capitare di trovarsi in una condizione di disagio finanziario o di carenza di liquidità tale da non consentire il versamento dei contributi condominiali entro la scadenza: una situazione che, se prolungata nel tempo, può generare un accumulo di debiti anche notevole ed esporre al rischio di ricevere ingiunzioni di pagamento.
In che modo l’amministratore del condominio può agire per riscuotere le somme dovute? Quando il condominio è legittimato a procedere con il decreto ingiuntivo? A tal proposito il Codice Civile parla chiaro, concedendo all’amministratore condominiale il diritto di rivalersi sui condomini morosi rivolgendosi al giudice e quindi mettendo in atto la riscossione forzata delle somme dovute entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio in cui il credito da esigere è compreso.
L’amministratore, inoltre, può ottenere dal giudice un decreto di ingiunzione immediatamente esecutivo senza dover ottenere l’autorizzazione dell’assemblea condominiale, eventualmente scegliendo di delegare un avvocato (opzione che diventa obbligatoria qualora il valore del credito da recuperare superi la soglia dei 1100 euro, come stabilisce il Codice di Procedura Civile).
Il condomino “moroso”, tuttavia, può regolarizzare la sua posizione saldando i debiti oppure ha diritto a opporsi al provvedimento entro quaranta giorni dalla notifica dell’ingiunzione di pagamento: scaduto questo lasso di tempo, il decreto ingiuntivo diventa definitivo e il creditore può procedere con il pignoramento dei beni del debitore.
Per i condomini che non riescono a versare con regolarità le rate condominiali o a coprire ulteriori spese sostenute dall’amministrazione, inoltre, una risorsa per risolvere la situazione di sovraindebitamento è rappresentata dalla Legge 3/2012: i debitori possono infatti concludere un accordo con i creditori nell’ambito della procedura di composizione della crisi, facendo riferimento a professionisti esperti che possano programmare un piano di esdebitazione efficace e risolutivo.