
Contro il sovraindebitamento arriva il “Piano del consumatore”: il Tribunale di residenza può ridurre la percentuale del debito
Una legge che viene incontro alle esigenze di quanti, oberati da debiti e da un lavoro precario o da una situazione di ristrettezza economica temporanea, si trovano improvvisamente nella condizione di non poter saldare i debiti contratti. La legge in questione, introdotta nel 2012 e denominata “ Legge sulla composizione della crisi da sovraindebitamento ”, consente al debitore di rivolgersi al Tribunale di residenza dopo aver presentato una procedura di esdebitazione.
L’iter consiste principalmente nel comunicare ai creditori (o al singolo creditore) che non vi è più reale possibilità di saldare il debito. Attenzione: questo non vuol dire che il debito sia automaticamente estinto; il debitore dovrà comunque rispettare gli impegni presi per legge. Significa che il consumatore salderà solamente una parte del debito, sulla base delle sue disponibilità economiche.
È il cosiddetto “Piano del consumatore”. L’accordo viene rinegoziato attraverso una vera e propria ristrutturazione del debito, vagliata prima dal Giudice del Tribunale di residenza e poi presentato ai creditori, che rappresentano il 60% del debito complessivo qualora approvassero il piano di esdebitazione.
Attenzione: i creditori che detengono ipoteca, ad esempio la banca per il mutuo, non hanno diritto al voto.
La procedura è la seguente: il piano di ristrutturazione viene presentato in Tribunale da un professionista (ad esempio: gli avvocati ed i commercialisti della MuSA) e, una volta accertata l’insanabilità del debito, il Giudice può decidere di fissare un’udienza con i creditori affinché questi ultimi possano fare osservazioni in merito o eventuali contestazioni. Il piano di rinegoziazione, infatti, può essere approvato solo col consenso dei creditori o del singolo creditore. In caso di successo, il Giudice omologherà l’accordo sospendendo tutte le procedure esecutive a carico del debitore (come ad esempio il pignoramento).
Il cittadino vedrà ridursi il debito e avrà la possibilità di estinguerlo, mantenendo al contempo uno stile di vita dignitoso.
Potranno usufruire di questa legge i piccoli imprenditori, ma anche i lavoratori indipendenti, senza limiti di età e senza particolari requisiti geografici o di reddito. Inoltre, non vi è limite all’importo del debito che si chiede di ridurre. Tuttavia, si può accedere al Piano del consumatore solo dimostrando l’esistenza di alcune condizioni.
In primis, la persona fisica deve contrarre il debito in situazioni esterne all’attività imprenditoriale o professionale svolta e deve inoltre dimostrare di non poter sanare il debito col suo patrimonio. Il debito in questione non può essere imputato alla colpa del consumatore, ovvero: la condizione debitoria deve sopraggiungere per motivi a lui non imputabili (licenziamento improvviso, lavoro precario, ecc). Questa considerazione spetterà al Giudice di competenza.
La procedura di esdebitazione può essere presentata una volta ogni cinque anni, fornendo tutta la documentazione necessaria per un’esatta valutazione della situazione patrimoniale ed economica. A tal scopo, il consumatore può servirsi di un professionista, ad esempio la Mutua Sociale Ambrosiana che interfaccerà l’ Organismo di Composizione della Crisi, i cui membri hanno il compito di convalidare il piano di ristrutturazione da presentare ai creditori e di accertare la veridicità dei dati.